Campeggio Selvaggio : Guida Pratica

Campeggio Selvaggio : Guida Pratica

Respirare a pieni polmoni l'aria frizzante di montagna, rinfrescarsi nelle acque placide di straordinarie piscine naturali e dormire sotto il cielo stellato, cullati dal melodioso frinire di grilli e cicale. Il campeggio libero non è solo sinonimo di vacanza low cost. È soprattutto un'esperienza autentica, avventurosa e arricchente.

Ma dedicarsi a tale attività è davvero possibile nel Bel Paese? Cosa prevede la normativa nazionale? Come trascorrere un'esperienza outdoor in sicurezza? Vediamo di fare chiarezza e rispondere ai principali quesiti sul campeggio libero in Italia.

Bivacco o campeggio?

Prima di addentrarci nell'approfondimento delle norme in vigore, è opportuna una doverosa premessa. La legislazione italiana riconosce, infatti, due modalità di stanziamento distinte:

  • Bivacco: accampamento provvisorio limitato all'orario notturno, generalmente inteso come sosta temporanea durante una lunga marcia;
  • Campeggio libero: forma di vacanza che prevede una permanenza superiore alle 12-24 ore nella medesima area, originariamente non adibita a tale scopo.

Se bivaccare, ossia piantare la tenda all'imbrunire e smontarla all'alba, è quasi sempre autorizzato, il campeggio libero è spesso oggetto di divieto e sanzionabile con multe comprese tra i 105 e i 500 euro. Ci sono, tuttavia, delle eccezioni.

Regole per il campeggio libero in Italia

Attualmente, nel nostro Paese, non esiste una legge univoca che regolamenti il campeggio libero. Il Decreto legislativo n.112 del 31 marzo 1998 delega alle singole regioni la gestione dei pernottamenti temporanei. Da ciò si evince che è necessario informarsi sulle specifiche ordinanze emanate delle autorità locali.

Talvolta, infatti, è possibile campeggiare presentando apposita richiesta all'ufficio territoriale di competenza. Alcuni comuni possono poi predisporre uno spazio demaniale gratuito dove sostare all'aria aperta, sebbene si tratti di un'eventualità rara, prevista esclusivamente per eventi particolari. Benché il free camping sia quasi sempre vietato all'interno dei Parchi nazionali, può essere consentito l'accampamento notturno, limitatamente ad alcune aree circoscritte e ben segnalate. Anche in alta montagna il bivacco è generalmente tollerato, a patto di trovarsi al di sopra di una certa altitudine e lontani dai rifugi. Il campeggio libero è invece ammesso nei terreni privati, senza particolari vincoli, previa autorizzazione del proprietario.

Per evitare di ritrovarsi a smontare la tenda in piena notte, o addirittura incorrere in multe salate, è comunque buona prassi informarsi preventivamente presso il Comune o l'ufficio turistico di competenza. Oltre a ottenere chiare indicazioni circa la possibilità di bivacco o campeggio, si potranno conoscere ulteriori normative vigenti, per esempio la distanza minima dagli specchi d'acqua, i requisiti igienico-sanitari essenziali o gli eventuali divieti alla circolazione di veicoli.

Campeggio libero in roulotte, camper e auto

Sul territorio italiano, esistono numerose zone designate al parcheggio o alla sosta prolungata di auto, caravan e camper. Si tratta di aree spesso gratuite e ad accesso libero, nelle quali, tuttavia, sono generalmente vietate le attività di campeggio. Non è quindi consentito ancorare i mezzi al suolo con cunei o piedini di stazionamento, montare tende o verande, né posizionare tavoli e sedie all'esterno. A seconda dei servizi offerti, è possibile distinguere tali stalli in:

  • Aree o punti di sosta: parcheggi "misti" o esclusivamente destinati al posteggio di camper, identificati da apposita segnaletica e generalmente privi di servizi;
  • Camper Service: aree riservate al rifornimento di acqua pulita, grazie alla presenza di colonnine o fontanelle, e allo scarico delle acque reflue tramite pozzetti;
  • Aree attrezzate: piazzole che, in aggiunta ai servizi dei Camper Service, forniscono allaccio alla corrente elettrica 220V; spesso sono dotate di ulteriori comfort per il turismo itinerante, quali toilette, docce e aree picnic.

Fuochi notturni per riscaldarsi e cucinare: come e quando sono consentiti

Analogamente a quanto previsto per il campeggio libero, anche l'accensione di un fuoco all'aperto è regolamentato dalle singole normative regionali. In linea di massima, tale pratica è consentita solo su appositi bracieri o focolai, all'interno di aree predisposte e, comunque, a una distanza di almeno 100 metri dalle zone boschive. Vige inoltre l'obbligo di riparare il focolare, ad esempio disponendo pietre attorno al perimetro del braciere, e di tenere le fiamme il più basse possibile. È altresì essenziale spegnere adeguatamente il fuoco prima di abbandonarlo: una tecnica efficace consiste nello spargere sabbia o acqua sulle braci, quindi mescolarle con un bastone fino alla completa estinzione del calore.

Oltre alle normative previste dall'autorità forestale, esistono altre regole dettate dal buon senso:

  • Controllare la direzione del vento, per evitare che fumi e scintille siano rivolti verso il proprio accampamento;
  • Accendere il fuoco a un'adeguata distanza dalla tenda, su un terreno privo di foglie e rami secchi e prediligendo uno spiazzo "aperto", affinché il fumo abbia libertà di risalire senza rimanere intrappolato tra gli alberi;
  • Evitare l'uso di combustibili altamente infiammabili, come alcol o benzina;
  • Non lasciare mai il fuoco incustodito, nemmeno per pochi minuti.

Ricorda che, in base a quanto sancito dalla Legge 394 del 1991, accendere un fuoco all'interno di parchi regionali e nazionali è severamente vietato. Altri siti protetti, regolati secondo le discipline degli enti locali, comprendono le spiagge, le zone di montagna e le aree boschive.

Cosa prevede la legge in merito all'inquinamento acustico?

Anche nelle attività di campeggio libero vige l'articolo 659 del codice penale, che sancisce i criteri fondamentali in materia di tutela dalla quiete pubblica. La soglia di tollerabilità massima è fissata a 3,5 decibel. Ai singoli Comuni è invece affidata l'elaborazione del "Regolamento per la disciplina delle attività rumorose", che determina le fasce orarie durante le quali è necessario mantenere il silenzio. Generalmente, corrispondono alle ore comprese:

  • Tra le 12:00 e le 15:00-15:30 e tra le 22:00 e le 8:00, nei giorni feriali;
  • Tra le 12:00 e le 15:30 e tra le 19:00 e le 9:00, durante i festivi.

Oltre all'orario, vi sono altre variabili che contribuiscono a rendere intollerabile un rumore, come l'entità, la persistenza e il luogo in cui si propaga. Disturbare il riposo e le attività umane può costare caro: le sanzioni amministrative massime superano i 300 euro; se il reato è lamentato da molteplici persone, è addirittura perseguibile penalmente. Tuttavia, bastano poche accortezze per rispettare la quiete pubblica. Evitare schiamazzi, in particolar modo nelle ore notturne, e tenere radio o televisori a un volume consono scongiurerà il pericolo di multe. E di minare i rapporti con eventuali vicini di tenda.

Dove approntare un bivacco: consigli utili

Per un'avventura outdoor confortevole e sicura, scegliere il luogo ideale per la tenda è uno step essenziale. Ecco alcuni suggerimenti che ti aiuteranno a trovare il punto più adatto:

  • L'importanza del terreno: le aree pianeggianti o in lievissima pendenza sono le migliori per assicurasi una buona qualità del sonno. Una scelta saggia è poi quella di evitare le valli, dove le temperature notturne possono scendere in maniera significativa, e le vette, più esposte a venti e perturbazioni;
  • Attenzione ai corsi d'acqua: fiumi e ruscelli sono una risorsa preziosa, ma in caso di forti piogge possono straripare e provocare allagamenti. Inoltre, generano umidità e sono l'habitat ideale per diverse specie di insetti;
  • Occhio alle tracce: basta osservare il terreno per identificare eventuali orme di animali di grossa taglia. Sebbene difficilmente disturbino l'uomo, è sempre preferibile lasciare sgombri i loro percorsi abituali;
  • Uno sguardo verso l'alto: per scongiurare la caduta di materiali, evita di stanziarti sotto rocce instabili o arbusti secchi, i cui rami potrebbero facilmente staccarsi. Inoltre, meglio allontanarsi dagli alberi isolati o dominanti: in caso di temporale, tendono infatti ad attirare i fulmini.

Come essere ecosostenibili e non inquinare

Campeggiare a impatto zero, o quasi, non è un'impresa impossibile. Bastano poche accortezze per preservare il nostro ecosistema:

  • Ridurre al minimo i rifiuti: se possibile, preferisci le borracce termiche alle bottiglie di plastica, utilizza bombole di propano ricaricabili, riutilizza sacchi e contenitori. E ricorda che, anche in vacanza, la raccolta differenziata è un'abitudine virtuosa;
  • Evitare l'uso di plastica: piatti, bicchieri e posate monouso sono senza dubbio una bella comodità, ma dal notevole impatto ambientale. Se proprio non possiamo farne a meno, meglio optare per alternative compostabili e biodegradabili, come le stoviglie in polpa di cellulosa;
  • Scegliere accuratamente detergenti e saponi: preferire detersivi privi di tensioattivi e prodotti per la cura del corpo senza siliconi è una scelta green e consapevole. In ogni caso, non utilizzarli mai a meno di 50 metri dai corsi d'acqua;
  • Accendere fuochi solo se strettamente necessario: se posti sul terreno, i falò bruciano il suolo e le radici sottostanti. Inoltre, i rami adoperati per alimentarli, anche se secchi, sono l'habitat di insetti e altri piccoli animali.

Dove fare campeggio libero in Italia?

Come illustrato più dettagliatamente in precedenza, la regolamentazione del campeggio libero è di competenza territoriale. Se alcune regioni vietano in maniera assoluta il free camping, altre sono decisamente più tolleranti al riguardo. Riassumiamo, di seguito, le zone che più si prestano al campeggio libero, suddivise per area geografica.

Nord Italia

  • Liguria e Lombardia: sono consentiti i bivacchi nelle aree appositamente designate, previa richiesta al Comune di proprio interesse;
  • Piemonte: è possibile sostare fino a 48 ore, lontano dai campeggi autorizzati e inviando una comunicazione al Comune di competenza almeno 24 ore prima del soggiorno;
  • Valle d'Aosta: è concesso il bivacco oltre i 2.500 metri di altitudine, purché a distanza dai rifugi e fuori dall'area protetta del Parco nazionale Gran Paradiso.

Centro Italia

  • Abruzzo: è ammesso il campeggio in apposite aree di sosta, per un massimo di 5 giorni. Le piazzole non devono superare le 25 unità. In assenza servizi igienici comuni, possono sostare solo mezzi dotati di proprio WC;
  • Lazio: le autorità locali possono legittimare il campeggio libero, in determinate aree e per un periodo massimo di 15 giorni;
  • Marche: è possibile sostare fino a 24 ore, previa richiesta di autorizzazione;
  • Toscana: sono ammessi i bivacchi in aree appositamente designate;
  • Umbria: è consentito il campeggio libero nei parchi naturali, previo ottenimento di un'autorizzazione ufficiale da parte della riserva. Nelle aree di sosta attrezzate, è possibile soggiornare in roulotte o camper per un massimo di 24-48 ore, a seconda delle disposizioni comunali.

Sud Italia

  • Basilicata: è concesso il campeggio libero temporaneo, previa richiesta di autorizzazione al Comune presso il quale si intende soggiornare;
  • Molise: sono ammessi insediamenti occasionali di tende, per una sosta massima di 10 giorni. Nelle aree pubbliche attrezzate e dotate di servizi è possibile campeggiare fino a 60 giorni, previo ottenimento dell'autorizzazione del Comune;
  • Puglia: il campeggio è autorizzato in apposite aree demaniali, nel rispetto delle normative igienico-sanitarie, per un massimo di 5 giorni.
  • Sicilia: è possibile campeggiare fino a 24 ore, presso le aree di sosta istituite dai Comuni.
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